Dall’efficienza alla de-carbonizzazione: percorsi per l’edilizia

26
Set

Dall’efficienza alla de-carbonizzazione: percorsi per l’edilizia

GRESB e le performance di sostenibilità ESG del settore immobiliare
Un’altra certificazione che si aggiunge a quelle esistenti? Non proprio: GRESB infatti non certifica, ma valuta la performance di sostenibilità dei portafogli immobiliari in tutto il mondo, analizzando con specifici strumenti di analisi i dati forniti dai partecipanti. I partecipanti ricevono in seguito una roadmap con le azioni che possono intraprendere per migliorare le loro prestazioni ESG e possono utilizzare una piattaforma di comunicazione per coinvolgere gli investitori. Gli investitori di tutto il mondo impiegano poi i dati e gli strumenti analitici di GRESB per migliorare le performance di sostenibilità dei loro portafogli di investimento e indirizzare le proprie azioni verso quei soggetti che mostrano le migliori prestazioni. Uno dei segnali più incoraggianti per il mondo del “green building” riguarda il numero record delle società immobiliari che hanno scelto di certificare i loro asset secondo qualche protocollo (LEED, BREEAM, HQE, DGNB…) e di diffondere i propri dati tramite GRESB: nel 2017, 850 società immobiliari e fondi provenienti da 62 Paesi, che rappresentavano congiuntamente oltre 3,7 trilioni di dollari in attività in gestione, hanno partecipato alla GRESB Real Estate assessment. La valutazione relativa alle infrastrutture (Infrastructure assessment) ha coperto 64 fondi e 160 attività e 25 portafogli hanno completato il Debt assessment. Oltre 70 investitori istituzionali, inclusi fondi pensione e compagnie assicurative, utilizzano ogni anno i dati e gli strumenti analitici messi così a disposizione per interagire con i gestori degli investimenti: investitori che rappresentano collettivamente oltre 17 trilioni di dollari in capitale istituzionale. Tali numeri non devono stupire, ma piuttosto far riflettere sullo stato di salute dei processi di sostenibilità per la realizzazione e gestione di interventi immobiliari a livello mondiale. È indubbio che la tendenza dei leader del settore immobiliare ed edilizio a intraprendere percorsi virtuosi per le proprie operazioni sia confermata e con una quota quasi del 50% delle emissioni di CO2 legate agli edifici è un importante segnale che un numero crescente di iniziative volontarie stia avvicinando i temi legati al clima al core business delle istituzioni finanziarie. Ciò significa che è diffusa la consapevolezza che non investire in sostenibilità può portare a significative perdite finanziarie, perché i rischi climatici possono portare conseguenze sugli asset stessi. GRESB pone un accento importante sul rapporto tra sostenibilità ed efficienza degli immobili: tale correlazione è indirizzata certo a favorire un risparmio di risorse in generale, ma dalla Conferenza di Parigi in avanti dimostra anche una crescente sensibilità verso il problema delle emissioni GHG in atmosfera.

Misurare la sostenibilità in edilizia: le certificazioni LEED e BREEAM
È evidente che lo sviluppo dei “green buildings” sia considerata una delle strategie più efficaci per affrontare il problema energetico e ridurre gli impatti negativi dell’ambiente costruito sull’ambiente naturale. Un modo per raggiungere questo obiettivo consiste, in generale, nel limitare la domanda di risorse primarie (acqua, energia, materiali, ecc.) da parte dell’edificio in tutta la sua vita, garantendone nel tempo il risparmio e il riutilizzo. La gestione efficiente di queste risorse, insieme a specifiche pratiche di conduzione, si riflette su una riduzione dei costi operativi e di manutenzione dell’edificio, ripercuotendosi positivamente anche sull’ambiente. Una ricerca della neozelandese Auckland University, rielaborando dati riferiti al 2015 forniti da USGBC, l’organismo che gestisce i protocolli di certificazione LEED, ha stimato che un processo di certificazione di sostenibilità porta a un’ottimizzazione della “resa” economica dell’edificio: i costi operativi per le nuove costruzioni certificate diminuiscono di circa il 14% mentre la percentuale raggiunge l’8,5% per gli edifici esistenti, rispetto ad analoghi edifici non certificati. Per quanto riguarda i benefici da riduzione di consumo energetico, si è stimato che un complesso alberghiero che volesse spendere 184.000 USD in lavori di efficientamento energetico legato a una certificazione otterrebbe un risparmio annuale di 58.000 USD con tempi di rientro molto stretti. Per quanto riguarda invece i costi operativi e di manutenzione, la University of Hawaii ha valutato in 3,4 milioni di dollari il risparmio ottenuto nel 2014 a seguito delle certificazioni LEED del suo patrimonio.

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Foto credits Alessandro Gadotti

⇒ l’approfondimento continua sul numero 28 di azero