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Costi e ammortamento di una casa passiva

Quanto costa in più una casa passiva rispetto a una casa “tradizionale”? Come si possono quantificare i “sovra-costi”? In quanto tempo si ripaga una casa passiva? Queste sono alcune delle domande che spesso vengono rivolte ai progettisti che si occupano di case passive.
Se ne parla in un articolo pubblicato sul n. 15 di azero, che illustra una casa realizzata nel 2012 in provincia di Parma – certificata dal Passivhaus Institut di Darmstadt e monitorata dal luglio 2014 dal Centro di fisica edile di Bolzano.

Per studiare i costi, gli autori sono partiti da un edificio esistente, assunto nell’analisi come Real Building, ma con le limitazioni dovute a una specifica tipologia monofamiliare, con incidenze di costo unitario non generalizzabile. Per poter dunque elaborare un’analisi comparativa dei costi addizionali fra l’edificio passivo reale (Real Building) e altri standard di fabbisogno energetico, sono stati simulati quattro modelli virtuali dello stesso edificio (benchmark building models), corrispondenti alle classi A, B, requisito minimo di legge e passivo “spinto”.

Le simulazioni dei quattro modelli virtuali sono state eseguite utilizzando il software di calcolo PHPP (Passive House Planning Package), utilizzato per la progettazione e la certificazione dell’edificio reale, partendo dal quale, con un fabbisogno netto di calore pari a 12 kWh/m²a, sono stati elaborati quattro modelli, decrementando o incrementando gli spessori di coibentazione e i corrispondenti valori di trasmittanza dei componenti di involucro, modificando e adeguando la dotazione impiantistica (riscaldamento, raffrescamento, ACS, VMC percentuale di FER ecc.).

In base ai risultati ottenuti, è stato possibile dimostrare che qualsiasi decremento di indice energetico rispetto all’edificio passivo reale comporta una diminuzione del VAN, ovvero del Valore Attuale Netto dell’edificio, con il risultato che, anche in una prospettiva macroeconomica, la casa passiva risulta la più vantaggiosa. Tuttavia, benché il VAN dimostri quale sia l’alternativa più vantaggiosa tra i modelli presi in considerazione, analizzando il tempo di rientro della casa passiva rispetto agli altri casi, per la prospettiva finanziaria del committente, i tempi di rientro, ad oggi, sono ancora lunghi.
Uno degli aspetti interessanti del confronto è che la conclusione, pur essendo “ovvia” rispetto ai modelli di classe energetica minore, non lo è altrettanto se paragonata alla convenienza della casa passiva rispetto alla passiva spinta, a causa dei costi di costruzione e gestione di quest’ultima, più elevati. Si è inoltre visto che il ciclo di vita utile di una passivhaus sarà superiore ai 50 anni. (…)

⇒ l’articolo completo è stato pubblicato sul numero 15 di azero (vai all’indice)