Connettori per solai collaboranti in legno calcestruzzo
Il recupero o il rinforzo delle strutture portanti degli edifici esistenti è ormai cogente, sia per la scarsità di aree edificabili sia per la conservazione del nostro patrimonio edilizio. In particolare, in interventi sugli impalcati, spesso lignei e non idonei a resistere ai carichi di progetto attuali, i solai collaboranti favoriscono il comportamento scatolare dei fabbricati in muratura in cui i solai devono agire come diaframmi di piano rigidi.
Per ottenere questo risultato una sottile lastra collaborante – in c.a. ordinario o ad alte prestazioni, in acciaio o in legno – garantisce la rigidezza e la resistenza richieste; una lastra sottile di calcestruzzo è la soluzione più pratica nelle tradizioni costruttive italiane per la sua facilità e flessibilità d’impiego. Rispetto a un solaio tradizionale in legno, un solaio collaborante infatti si realizza a un costo minore, impiegando una quantità minore di legno, poiché le travi collaborano con il cls e di conseguenza è possibile ridurne la sezione. Inoltre, a pari utilizzo delle travi di legno, il solaio collaborante ha maggiore portata e migliore prestazione termo-acustica, dovuta alla massa della cappa in calcestruzzo.
Se confrontato con un solaio collaborante realizzato con ferro di armatura piegato e fissato alla trave con resina epossidica, il solaio collaborante legno-cls con connettori a secco si contraddistingue per rapidità di posa senza preforare le travi, avvitando il connettore direttamente sopra il tavolato, per pulizia (non vi sono rischi di incorrere in colature o di macchiare le travi sottostanti) e per valori di resistenza al taglio certificati dall’Università di Padova. Ripristinare in modo corretto un solaio significa pertanto aumentare la resistenza al sisma dell’intera struttura.
news segnalata da Friulsider
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