Edificio per uffici in Belgio
Riqualificare a 360°
Molte persone – anche alcuni professionisti – sostengono che il raggiungimento di standard elevati di prestazione energetica nelle ristrutturazioni sia pressoché impossibile; tuttavia questa affermazione viene quotidianamente smentita da eccellenti esempi di riqualificazioni energetiche di edifici esistenti, siano essi fabbricati autonomi o strutturalmente connessi con altri, di cui Projet 55 a Mons è uno di essi.
Questo recupero nasce infatti dalla volontà dei progettisti di dimostrare che è possibile riqualificare un immobile in modo esemplare e secondo principi passivi, tenendo contemporaneamente conto di altri aspetti quali, ad esempio, l’utilizzo di materiali ecologici, la gestione sostenibile dell’acqua, la mobilità dolce, il comfort e il benessere degli occupanti.
Per raggiungere tale obiettivo, gli architetti sono andati alla ricerca di un immobile esistente da trasformare nei loro uffici, esaminando soprattutto edifici in linea, poiché il 50% delle abitazioni della Vallonia rientra in questa tipologia, e in cattive condizioni, in quanto gli edifici in linea solitamente presentano più difetti e problematiche di quelli isolati.
La scelta è dunque ricaduta su una casa signorile, il cui prospetto principale è tutelato dall’Inventaire du Patrimoine di Mons e che si affaccia su Boulevart Albert Elisabeth lungo la cintura periferica di viali che circondano il centro storico della cittadina belga.
L’edificio, situato a pochi passi dal centro città, è posto in un luogo facilmente accessibile, essendo ben servito dai mezzi pubblici – a 50 m si trova una fermata dell’autobus e la stazione ferroviaria è raggiungibile in 15 minuti; queste caratteristiche contribuiscono, anche se in minima parte, a favorire una mobilità sostenibile, a decongestionare il traffico e a ridurre l’inquinamento dovuto ai trasporti, che nella Regione sono responsabili del 25% del consumo di energia, dato questo in costante aumento.
La riqualificazione del fabbricato è iniziata con l’identificazione delle strategie progettuali, chiare fin da subito visto l’obiettivo prefissato, quali: l’isolamento dall’interno, il ripristino del balcone a lavori ultimati e il recupero della forma a T dei serramenti della facciata principale da riportare alla sua allure originaria attraverso un trattamento dei tipici mattoni rossi, la separazione termica dell’involucro dagli edifici adiacenti e, infine, la demolizione e ricostruzione dei vecchi solai e del prospetto retrostante che mostravano problemi statici e di tenuta all’acqua.
All’interno gli spazi, vista la mutata destinazione d’uso, sono stati ripensati e riadattati alle nuove esigenze, lasciando al centro un vano tecnologico, riproposto a ogni piano, e sul davanti e sul retro a ciascun livello aree libere per uffici e sale riunioni, queste ultime a disposizione anche delle piccole aziende locali.
Queste trasformazioni si basano sul concetto di flessibilità, favorita dai progettisti, gli architetti Elie Delvigne e Xavier Bachelart, secondo i quali gli edifici “…devono essere in grado di adattarsi nel tempo alle necessità degli occupanti senza costi aggiuntivi.” (…)
→ l’articolo continua sul numero 24 di azero