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Giu

Le serre solari: macchine termiche gratuite

Si ritiene che sia capitato a tutti, in una fredda giornata invernale, di entrare in ampi spazi totalmente vetrati e, in condizioni di sole splendente e cielo sereno, sperimentare una piacevole sensazione di calore e di domandarsi il motivo di questo inaspettato benessere termico. La nascita e l’uso delle serre solari, spazi autonomi in grado di trattenere e restituire il calore del sole, è senza dubbio legata alla scoperta del vetro e del suo particolare comportamento fisico conosciuto con il nome di “effetto serra”, anche se, come si vedrà in seguito, questo non sarà l’unico contributo energetico passivo che una serra solare è in grado di fornire.

Si definisce “effetto serra” quel caratteristico effetto fisico che avviene in natura per cui la radiazione elettromagnetica, del cui spettro fa anche parte quella solare, rimane intrappolata in uno spazio confinato. Nel caso di una serra solare ciò accade per la nota proprietà del vetro, e di altri materiali trasparenti, di farsi attraversare dalla radiazione elettromagnetica ad onda corta (quella del visibile) invece di opporsi al passaggio di quella ad onda lunga (quella termica, il calore).

Le prime realizzazioni documentate relative alle serre solari si devono sicuramente far risalire alla passione dei nobili dei secoli passati per la coltivazione di piante, come gli agrumi, arance e limoni, conseguenza anche dei viaggi, che caratterizzarono tutto il secolo XVI, compiuti alla scoperta del Nuovo Mondo, con l’importazione di nuove specie vegetali sconosciute in Occidente. Nacquero quindi le “Orangeries”, le Glasshouse, luoghi dove poter coltivare frutta e specie esotiche, anche in paesi quali Francia, Germania, Inghilterra e Paesi Bassi, dove certo gli inverni di solito sono lunghi e rigidi. In questi spazi il contributo dell’apporto solare, che definiremo a tutti gli effetti di tipo passivo, permette l’utilizzazione dell’energia termica del sole in spazi, luoghi e o periodi dell’anno che fino ad allora non potevano essere sfruttati.

Con la rivoluzione industriale poi del primo Novecento si sperimentarono nuove forme architettoniche e nuovi materiali, quali la ghisa e l’acciaio, con cui realizzare ampi volumi ora completamente vetrati, di cui il Crystal Palace, realizzato a Londra nel 1851 dall’architetto Joseph Paxton per ospitare l’esposizione universale, ne rappresenta emblematicamente il simbolo di questo nuovo avvento. D’ora in poi il vetro sarà sempre più utilizzato dall’architettura moderna, spezzando le rigide regole classiche del costruire, permettendo la sperimentazione di nuove forme progettuali espressive, dove non esiste più il confine tra l’esterno e l’interno. (…)

⇒ l’approfondimento continua sul numero 23 di azero